Con questo libro di Luigi Zoia la psicoanalisi esce dalla stanza di terapia e per andare a occuparsi dei problemi sociali e politici e per indagare sui rapporti tra contesto sociale e individuo.
Come il titolo lascia chiaramente intendere, il libro dello psicoanalista junghiano è dedicato allo studio della prigionia della mente umana quando è vittima della paranoia. Anzichè esporre casi clinici individuali, Zoia analizza fenomeni sociali che avvengono a causa della paranoia, e in particolare si occupa degli avvenimenti storici da cui siamo partiti, cioè i regimi totalitari e intolleranti, quali appunto nazismo e stalinismo, ma facendo riferimento a molti altri sistemi o fenomeni sociali simili, con uno sguardo che , partendo dalla colonizzazione del terzo mondo arriva fino al recente terrorismo islamico.
La follia non riguarda solo più l’individuo ma la società ed è determinante per capire importanti avvenimenti storici. Lo studio della paranoia è particolarmente adatto a capire quelle situazioni dove un sistema di idee assurde e irrazionali domina le persone che sembrano aver perso ogni contatto con la realtà, perse in un sistema immaginario che determina i comportamenti collettivi e ‘fa la storia’.
Da un lato abbiamo un’analisi dei meccanismi psicologici che catturano e imprigionano il singolo individuo e lo portano alla paranoia e dall’altro l’analisi del modo in cui il contesto sociale innesca il nucleo paranoico presente in tutti e causa una follia di massa che contagia e travolge tutti.
Vediamo innanzitutto i meccanismi psicologici che innescano la paranoia e portano gli individui a commettere le atrocità più terribili senza sensi di colpa e convinti di essere nel giusto. “La paranoia é…una menzogna cui il soggetto crede e con cui inganna tragicamente se stesso.” (1) Si tratta di vedere come la persona arrivi a diventare paranoica e da cosa nasce la necessità di ingannare se stessi.
Dopo aver chiarito che la paranoia è ” una possibilità presente in tutti: come un archetipo nel senso di C.G.Jung” (2) e che, in versione sfumata la sperimentiamo tutti in qualche misura, perché nasce dal nostro bisogno di spiegazioni per quel che ci accade e dalla necessità di prevenire i pericoli, quando invece diventa una malattia dà origine, a livello sociale, ai fenomeni di cui ci stiamo occupando.
La personalità del paranoico è caratterizzata da fragilità e scarsa autostima che compensa con lo sviluppo di un’intelligenza fredda e razionale. Non riesce ad assumersi la responsabilità personale dei propri insuccessi e delle proprie difficoltà e si convince che sono dovuti al fatto che ci sono persone che complottano contro di lui. L’idea di essere al centro dell’interesse di tutti (delirio di riferimento) sostituisce alla solitudine e al senso di pochezza personale l’idea della propria grandezza, che gli altri cercano di impedire che venga riconosciuta, coalizzandosi contro di lui.(3) Questa convinzione, oltre a liberare la persona dalla responsabilità del proprio fallimento, la fa sentire importante, al centro dell’interesse di tante altre persone,compensa la sua scarsa autostima e allevia la sua solitudine, inoltre da un senso alla sua sofferenza.
Oltre a questo delirio di riferimento il paranoico è caratterizzato dalla credenza cieca in una o più idee che non possono essere messe in dubbio e da cui dipende tutto il suo sistema di idee; Hitler ad esempio aveva la certezza assoluta e indiscutibile che ” gli incroci razziali portano sterilità e malattie” e nel “Mein Kampf” analizza gli avvenimenti storici alla luce di questa “verità”, peraltro falsa e assolutamente indimostrabile. Questa idea centrale,secondo Zoia, “ha la stessa qualità della rivelazione religiosa” e viene accettata come si accetta una fede religiosa, sentendo un contatto diretto con la verità. (4)
Se a livello cosciente questa idea è la base di tutto un complesso sistema di idee, essa è sostenuta, a livello inconscio, nel caso di Hitler,dalla fobia di contaminazione, che è la paura più invincibile per Hitler e gli impedisce di tollerare la diversità, che pertanto deve essere allontanata o annientata.Questo rapporto tra contenuti inconsci e sistema di idee è sempre presente nella paranoia.
Paura,minaccia,sospetto fanno sì che la persona sviluppi un’enorme aggressività che diventa odio per il nemico sul quale proietta la propria distruttività; il nemico è un essere pericoloso ed è una minaccia costante. Così a trasformare gli immigrati in esseri pericolosi che vanno rispediti nei loro paesi d’origine sono le nostre paure; paura di subire furti in casa, paura di aggressioni o di perdere il lavoro,paura di perdere la nostra identità culturale.
Una volta chiarite le caratteristiche della paranoia a livello individuale, Zoia passa ad analizzare il ruolo che ha l’ambiente e il contesto sociale nel creare la paranoia.
Queste due affermazioni ci chiariscono il punto di vista che Zoia usa per analizzare il problema. “..il potenziale paranoico è presente in ogni uomo ordinario…in ogni fase della sua esistenza…e l’ambiente ha il potere di accenderlo”(5)
Ancora “..nel xx secolo l’ideologia è un moltiplicatore di massacri almeno quanto la tecnica” (6)In polemica con gli autori che trascurano il ruolo della società nell’insorgenza della paranoia individuale e che non si interessano dell’effetto che ha la paranoia di massa sul corso della storia, Zoia analizza nei dettagli tutta una serie di avvenimenti politici dove la paranoia ha avuto un ruolo determinante.
Riportiamo in nota l’elenco di tutti i fenomeni analizzati, mentre qui vediamo l’analisi di alcuni di essi e l’importanza che hanno i processi mentali tipici della paranoia per capirli.
Una delle caratteristiche della paranoia collettiva è quello di cercare delle giustificazioni alle azioni, perciò crea assunti di base da cui poi discendono logicamente le azioni che devono essere giustificate. Così la conquista dell’America latina e lo sterminio degli indios viene giustificato con l’assunto di base che Dio ha dato al papa il potere su tutta la terra e il papa a sua volta ha diviso l’America latina tra Spagna e Portogallo cui spetta legittimamente.La conferma reciproca a livello sociale annulla la percezione del crimine e i sensi di colpa. (7)
Ancora, il nemico viene disumanizzato; i conquistadores lo fanno proiettando sui nativi la propria distruttività, ingigantita dal desiderio di conquista e di impossessarsi delle terre e dei beni degli indigeni.
La paranoia collettiva crea l’incapacità di distinguere tra realtà e convinzioni fantastiche (8).Durante una guerra o comunque nelle situazioni di pericolo o di confusione anche la massa,come l’individuo, soffre di allucinazioni e sente “voci”. “Le voci collettive corrispondono a una produzione eccessiva di spiegazioni, quindi a un attivarsi della parte paranoica della psiche” (9).Spesso infondate, le voci a volte si rivelano esatte anche se non sono basate su prove.( 10)
Altra caratteristica è l’idea di distruggere il nemico con un attacco preventivo; sentendosi perseguitata una collettività cerca di reagire eliminando il suo persecutore prima di essere attaccata.L’idea dell’attacco preventivo viene giustificata con la necessità di prevenire la propria distruzione, ma il motivo inconscio è quello di “eliminare la sensazione di persecuzione attribuendone l’intenzione ad altri” (11) inoltre “permette l’espulsione del male” e ” il ristabilimento dell’equilibrio interno alla comunità”(12)Anche il contagio emotivo caratterizza la paranoia di massa :”il branco eccitato e allarmato sa comunicare l’emozione a tutti i componenti”.(13)
Oltre l’aspetto legato alle motivazioni inconsce e alle dinamiche emotive, Zoia sottolinea l’importanza dei sistemi di pensiero che imprigionano le coscienze :”…affinché un insieme di essere umani arrivi a compiere quelli che oggi chiamiamo “crimini dell’umanità” qualunque origine istintuale e naturale dovrà combinarsi in un sistema di pensiero ed essere poi diffusa dai mezzi di comunicazione.”(14) Fondamentale quindi il ruolo delle ideologie,dei mass media,delle idee e della cultura. Condividere le idee, sopratutto quelle con una forte carica emotiva, fa sentire ognuno parte della collettività, soddisfa il bisogno di appartenenza e rafforza la sicurezza personale fino all’esaltazione, dando luogo a un’identificazione totale col gruppo e alla sparizione della responsabilità individuale.
Zoia passa ad analizzare idee e ideologie che hanno contribuito a creare le premesse della paranoia collettiva.
L’idea di nazione, nella misura in cui contrappone l’identità di un popolo a quella degli altri popoli e porta al nazionalismo, è una delle cause delle guerre, contribuisce ad esasperare i conflitti culturali ed economici che sfociano poi nelle guerre.
A maggior ragione l’idea della superiorità della razza ha giustificato il colonialismo e la sottomissione dei popoli giudicati inferiori. Prima ci si convince dell’inferiorità dei popoli e poi si va a colonizzarli. In America del nord la giustificazione allo sterminio degli “spietati selvaggi” (15) si basa, oltre che sulla mentalità puritana ” che preferisce non mescolare le diversità” anche sulla convinzione di dover portare la civiltà ai selvaggi e di “avere un destino assegnato … da Dio, come gli ebrei nella Bibbia”(16)
Nel libro troviamo un riferimento al ‘ Moby Dick’ di Melville; Zoia vede nel capitano Achab e nel suo destino di morte l’immagine della coscienza dei coloni che è stata infettata dalla distruttività dell’inconscio :” La coscienza, contaminata dalla paranoia,si è fatta autolesionista, non ha voluto più vivere, si è disfatta come coscienza.” “Non ci sarà pace finché non sprofonderà insieme all’inconscio, nell’inconscio, tornando all’inconscio.”(17) Mentre nell’Odissea la meta è Itaca, in Moby Dick la meta è una forza malvagia da annientare.,con la quale peraltro il capitano Achab si identifica.
HITLER E IL NAZISMO
Tra i fattori che danno origine al nazismo, Zoia cita innanzitutto la pace punitiva imposta dagli alleati alla Germania. Oltre l’occupazione militare di parte del territorio tedesco, prevede riparazioni di guerra così alte che per la Germania è impossibile farvi fronte; vengono percepite dai tedeschi come una volontà di annientare la Germania anche dopo l’armistizio.(18) Alla Germania viene addossata tutta la “colpa” della guerra e questo, secondo Zoia è una “proiezione delle responsabilità” degli alleati sulla Germania. (19) L’odio per i vincitori cresce assieme alle enormi difficoltà economiche, all’umiliazione e al controllo da parte delle potenze alleate.
Per quanto riguarda l’aspetto culturale Zoia riporta il discorso tenuto da Hitler ai generali quando, il 22 agosto 1939, deve annunciare la guerra imminente. Hitler ricorda ai generali che Gengis Khan, che ha ucciso milioni di persone, viene ricordato come grande fondatore di stati e che del recente genocidio degli armeni nessuno ne parla più.217Qualunque massacro si può compiere dunque, l’importante è vincere.
Zoia fa notare che in quello che dice Hitler c’è una verità. La gente cerca di dimenticare i massacri, i genocidi “perchè sa che i più potrebbero esserne complici “(20), cioè sa che la massa, e ogni individuo in mezzo ad essa, può farsi ‘infettare’ non solo dalla paranoia ma anche dal vuoto morale della psicopatia che rende indistinguibili il bene dal male. Ognuno sente che potrebbe esserne coinvolto.
Hitler inoltre sa bene che gli USA si sono formati con lo sterminio degli indios (21) e che la potenza di Francia e Inghilterra si basa sopratutto sul colonialismo e che la maggioranza degli europei approva o non protesta.Bisogna riconoscere che qui Hitler dice la verità, sia pure per giustificare i suoi piani di potere.La cultura ufficiale non condannando giustifica la legge del più forte.
Per quanto riguarda la paranoia individuale di Hitler, Zoia sottolinea innanzitutto l’importanza del ‘dogma granitico’ su cui si basa tutto il suo pensiero, dogma che non può essere messo in discussione : il socialdarwinismo. Solo le razze superiori sopravvivono, le altre sono destinate all’estinzione. Questo dogma è così radicato che, quando si avvicina la sconfitta, pur di non rinunciare ad esso Hitler dirà che se i tedeschi perdono vuol dire che sono inferiori ed è giusto che vengano sconfitti.(22)
Altro tratto paranoico è l’idea del complotto. Gli ebrei ordiscono un complotto internazionale per dominare il mondo e anche il marxismo e la socialdemocrazia sono strumenti dell’ebraismo.(23) L’antisemitismo non è una novità nella cultura europea e queste stesse idee furono diffuse all’inizio del xx secolo dalla polizia zarista che fece scrivere “I protocolli dei savi di Sion”, libro che ebbe grande diffusione. Qui paranoia personale di Hitler e paranoia collettiva si identificano. Anche la sconfitta della Germania si spiega con l’idea del complotto, della “pugnalata alle spalle”, cioè del tradimento di una parte dei tedeschi, poi identificati nella sinistra e negli ebrei.(24) L’idea del complotto è anche determinante nel valutare le alleanze dei nemici, idea tesa ad evitare il temuto accerchiamento, che sarà Hitler stesso a causare dichiarando guerra a una nazione dopo l’altra.
Altro aspetto della paranoia di Hitler è l’idea che ha dello stato che prevede l’obbedienza assoluta al capo, il controllo su tutto e lo stretto legame tra partito e istituzioni; è la proiezione, secondo Zoia, delle sue dinamiche mentali congelate che escludono qualsiasi libertà e pluralismo di idee.(25)
Anche le angosce di morte e i terrori irrazionali ad esse legati, dovuti “alle negazione della sofferenza e della morte” hanno un ruolo nella paranoia, spingono Hitler a gettarsi nell’azione con una fretta di agire che riempie ogni attimo della sua esistenza e fa precipitare gli eventi.(26)
Legata all’idea della superiorità della razza ariana è l’idea dell’assoluta superiorità della Germania che lo porta a sottovalutare la forza militare di Francia e Inghilterra; quando i generali cercano di farlo riflettere li destituisce prendendo il loro posto o sostituendoli con persone disposte a dargli ragione.(27)
Forse il tratto più importante della personalità di Hitler, sicuramente quello che più di altri lo porterà alla rovina, è il delirio di onnipotenza che lo porta, sicuro della vittoria, a dichiarare guerra un numero sterminato di nazioni avendo come alleati solo Italia e Giappone. Delirio di onnipotenza e paura dell’accerchiamento fanno si che dichiari guerra a una nazione dopo l’altra e che la Germania risulti realmente circondata dai nemici.(28)
Anche l’attacco alla Russia, che sarà decisivo per la sua sconfitta,è legato alla fantasia paranoica di accerchiamento che gli fa immaginare un’alleanza inesistente tra Inghilterra,Francia,Stati Uniti e Russia; e al delirio di onnipotenza che gli fa immaginare una Russia debole, abitata da slavi considerati inferiori, che si sfalda e crolla sotto l’attacco tedesco.(29)
Il delirio si accentua e dura sino alla fine; negli ultimi giorni di vita, quando i nemici avanzano, Hitler invia due dei pochissimi aerei rimasti a bombardare le città tedesche che si erano arrese, accusate di tradimento.(30) Il 19 marzo del 1945 da “l’ordine di Nerone” : per impedire l’avanzata del nemico bisogna bruciare tutto, anche le abitazioni civili e le opere d’arte. (31)
Nel testamento, il 29 aprile del 1945, il giorno prima di suicidarsi, Hitler scrive che gli ebrei hanno pagato per la loro colpa; non ha cambiato idea, la coerenza assurda, la fedeltà alle premesse è un altro aspetto della paranoia.(32)
Zoia conclude : Hitler” Senza dubbi o autocritica, fino al suicidio nel bunker si autoconvinse delle false premesse su cui basava la propria azione, giocando la propria vita e quella di decine di milioni di persone su complete falsità.” (33)
Solo prendendo in considerazione questo aspetto della assoluta convinzione e fede nelle proprie idee sia di Hitler che dei nazisti in genere, si possono capire molti aspetti della storia tedesca, non escluso lo sterminio degli ebrei; fatti compiuti da persone che credono realmente in un sistema di idee assurde che si basano sulla paranoia collettiva. Non è difficile immaginare come quei pochi che avevano il coraggio di opporsi avessero la sensazione di vivere in un incubo, circondati da una massa che crede compatta in una fede assurda, e si capisce perchè noi oggi stentiamo ancora a credere che queste cose siano realmente accadute.
Vediamo adesso se queste stesse modalità paranoiche di funzionamento della mente sono presenti nei protagonisti di altri avvenimenti storici.
Prima però di parlare degli altri avvenimenti storici, vediamo le considerazioni di Zoia nelle conclusioni, che chiariscono il suo punto di vista e mostrano una vicinanza alla lettura esistenzialista, già presente nelle stessa definizione che abbiamo visto della paranoia come una possibilità per ogni uomo,il che rimanda al tema della gestione della libertà.(34)
Il paranoico, secondo Zoia, non tollera nel modo più assoluto la libertà interiore che non riesce a gestire; quella condizione di “separatezza” che segue alla sparizione dei legami tradizionali, alla crisi dei vincoli familiari e degli istituti che garantivano un rapporto con la comunità.L’individuo non si sente più integrato nella società. La secolarizzazione ha poi privato le persone dei comuni valori religiosi, da sempre punto di riferimento per tutta la collettività.(35)
L’individuo vive questa condizione come una solitudine intollerabile, perciò sente un bisogno assoluto di un contatto con l’altro e con la paranoia “ricrea in negativo il legame positivo perduto”. (36)
Ancora “La psiche paranoica è uno spazio fragile, che non riesce né a fidarsi di se stessa, né a costituirsi in entità a sé”; non regge “la solitudine esistenziale”(37).
Inoltre nel paranoico “la nostalgia della metafisica” e “la negazione di un mondo interiore” danno origine a un malessere intollerabile e combinandosi generano idee vissute come valori assoluti, sentite come una rivelazione religiosa; soddisfano così il bisogno di appartenere a un macrocosmo e avere legami e ideali da condividere con gli altri. (38)
Nella paranoia c’è dunque “una ricerca disperata di legami” e una “eroica rivolta alla solitudine della condizione moderna” (39)
Ora toniamo alle analisi storiche; prendiamo in considerazione le stragi di Stalin. Solo due fatti tra i tanti.
Dei 1827 delegati al congresso del partito comunista nel 1954 ne sopravvivono solo 34 nel 1939 al congresso successivo; gli altri li ha fatti uccidere Stalin. Nel 1937-38 ci furono 350000 condanne a morte e molte riguardavano compagni di partito che avevano partecipato alla rivoluzione ed erano stati al governo con Stalin.(40)
A prima vista sembra strano che alla radice di questi avvenimenti ci sia la “nostalgia della metafisica” come dice Zoia, viene da pensare piuttosto all’istinto di morte di cui ha parlato Fred, alla distruttività pura. Invece l’analisi di Zoia risulta interessante.
Stalin agiva in nome della causa comunista, era seguito da molti per paura ma anche idolatrato i tutto il mondo come faro che illumina il cammino futuro dell’umanità verso una società più giusta. Come i paranoici sentiva di essere protetto da una giustificazione morale, la causa socialista, che giustificava la lotta contro i nemici del socialismo.(41)
Era realmente convinto che alla violenza capitalista fosse necessario rispondere con la violenza. Zoia ha ragione a sottolineare l’importanza delle ideologie che hanno un ruolo fondamentale nel dare un fine e un senso all’agire umano.
L’assolutismo e il totalitarismo comunista hanno origine anche “da un bisogno di appartenere a un mocrocosmo, il bisogno di valori e legami da condividere” (42) che porta all’intolleranza verso le altre “fedi” (43) . Giustamente Zoia sottolinea che ” la paranoia è convinta di avere una fondamentale funzione morale”; non si spiegherebbero diversamente le azioni terroristiche come l’uccisione di Aldo Moro o i suicidi dei terroristi islamici che si fanno esplodere.
A maggior ragione dentro, l’opera di costruzione del socialismo,era sentito come assolutamente necessario e giusto, punire i nemici che si alleavano col capitalismo in Russia. Anche “la ricerca disperata di legami” per unirsi agli altri in una causa comune, fuggendo la solitudine esistenziale e la scelta fatta in solitudine, si legano bene al bisogno di valori universali e di una fede assoluta, di un nuovo credo.
Zoia analizza anche il colonialismo nell’America del sud e del nord,il nazionalismo esasperato del 1800,le inutili distruzioni degli alleati in Germania alla fine della seconda guerra mondiale, il razzismo americano contro i giapponesi e l’uso dell’atomica, il maccartismo e la caccia alle streghe in USA, la guerra fredda e le guerre in Corea e Vietnam, e infine il nemico islamico che prende il posto del nemico comunista.
Resta da chiedersi se l’analisi di Zoia, così convincente quando riguarda nazismo e stalinismo, sia valida per tutti i fenomeni analizzati.
L’analisi del colonialismo sembra meno convincente; qui l’odio per i nemici mai visti sembra nascere da un razzismo molto interessato e semiconsapevole. Sembra che l’interesse ad arricchirsi e ad appropriarsi dei beni altrui faccia nascere idee razziste per giustificare le espropriazioni e i massacri. E’ quello che Sartre chiama “la malafede”. (44)
I due percorsi si intrecciano probabilmente. Quando il nemico diventa più pericoloso al razzismo interessato si unisce la credenza nella sua inferiorità e malvagità, per sentirsi autorizzati a sterminarlo. Ma questa credenza può nascere anche dala paranoia che crea il nemico, come sostiene Zoia.
Anche lo sterminio degli indiani d’America fa pensare, come origine prima,all’avidità e al desiderio di arricchirsi e a un razzismo interessato per giustificarli.
Resta comunque fondamentale il ruolo delle ideologie come il razzismo e il colonialismo che, condivise collettivamente, influenzano il singolo ed eliminano la responsabilità individuale e i sensi di colpa; sono insieme causate dalla paranoia e causa a loro volta di paranoia.
Nelle conclusioni il discorso di Zoia si fa apertamente politico e morale.(45) La sua ricerca vuole essere un contributo a far sì che l’umanità eviti il continuo ripetersi nella storia dello stesso dramma ” In un certo senso tutta la storia dell’occidente è un eccesso, un mosaico di graduali sopraffazioni imposte tanto alla natura quanto ai popoli minoritari”(46)
La paranoia “è originaria e quasi invincibile” (47) e solo la presa di coscienza che tutti siamo suscettibili al ” sussurro di Iago” (48)e può insinuarsi in noi il sospetto, la paura e l’odio per il nemico. Sopratutto di fronte a situazioni difficili il nucleo paranoico della psiche ” risveglia il sospetto nascosto negli strati più profondi di ogni personalità e la manipola” (49) creando un nemico da combattere e uccidere. Solo questa consapevolezza può far cambiare la storia.
NOTE Luigi Zoia-Paranoia-la follia che fa la storia-Bollati Boringhieri Torino 2011 1-p.32 2-p.28 3-p.29 4-p.31 5-p.27 6-p.51 7-p.81 Partendo dalla conquista dell’America il libro arriva fino all’ultimo ‘nemico’ che è il fondamentalismo islamico; ricorda lo sterminio degli indiani d’America,analizza le due guerre mondiali, il nazismo, lo stalinismo, la guerra fredda,il maccartismo, le stragi di tedeschi e giapponesi fatte dagli alleati e l’uso della bomba atomica contro il Giappone, la guerra in Vietnam e infine la guerra all’Iraq.8-p.55 9-p.56 10-p.57 Ad esempio due anni prima della decisione di sterminare gli ebrei “fra gli ebrei d’Europa si diffuse la voce che le notizie secondo cui essi sarebbero stati deportati rivelavano in realtà che dovevano essere sterminati” 11-p.53 12-p.61 13-p.48 15-p.110-111 16-p.108 17-p.109-110 18-p.175 19-p.175 20-p.218 21-p.228 22-p.219-239-242 23-p.203 24-p.187 25-p.206-206 26-p.210-211 27-p.208 28-p.217 Le nazioni sono :Francia, Inghilterra, Polonia, Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Grecia,Iugoslavia, Russia e Stati Uniti. 29-p.225 30-p.240 31-p.241 32-p.242 33-p.233 34-Uno dei capolavori che trattano l’argomento è il capitolo dei “Fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij, intitolato ” Il grande Inquisitore”,ED.Bietti MI 1968 libro V Cap.V 35- Qui Zoia condivide le analisi sull’isolamento e la solitudine dell’individuo nella società industrializzata presente anche in G.Mosse-La nazionalizzazione delle masse-Il mulino-Bologna 1974 36- Zoia ibidem pp.391-392 37- ibidem p.392 38-ibidem p.392 39-ibidem p.393 40-ibidem p.266 41-ibidem p. 361 42-ibidem p. 393 43-ibidem p. 371 44-J.P.Sartre-L’Essere e il nulla-Il Saggiatore-Milano-1965-Parte prima-La malafede p.80 45-ibidem p.370 46-ibidem p. 304 47-ibidem p. 352 48- Iago nell’ “Otello” di Shakespeare spinge Otello a uccidere la moglie fedele Desdemona, dopo averlo convinto che Desdemona l’ha tradito. 49-ibidem p.398