Non si può non restare affascinati da quest’opera di Durand che si propone di darci un quadro esaustivo dell’immaginario,spaziando dall’opera d’arte alla scienza. Sembra quasi che finalmente si riesca a mettere ordine in un campo dove, per la sua stessa natura, un ordine definitivo sembrerebbe impossibile.

Durand condivide la teoria junghiana degli archetipi, che consente già di mettere un certo ordine nel campo delle immagini poichè immagini e simboli formano costellazioni, insiemi, per il fatto che sono variazioni su uno stesso schema archetipico, variazioni su un archetipo.(1)

Per immaginario Durand intende :” questo tragitto nel quale la rappresentazione dell’oggetto si lascia assimilare e modellare dagli imperativi pulsionali del soggetto” (2) e per averne un quadro d’insieme bisogna seguire ” il tragitto antropologico, cioè l’incessante scambio che esiste a livello dell’immaginario tra le pulsioni soggettive e assimilatrici e le intimazioni oggettive provenienti dall’ambiente cosmico e sociale (3).

Durand divide l’immaginario in due regimi(4) : regime diurno e regime notturno. Il regime diurno contiene tutti i simboli che hanno a che vedere con l’autoaffermazione e la comprensione chiara e razionale del mondo e hanno come simboli archetipici lo scettro e la spada, insieme a tutto un corteo simbolico che forma un insieme di immagini strutturalmente equivalenti.

Il regime notturno invece comprende tutti i simboli che riguardano l’interiorità e la ricerca interiore, hanno la coppa come simbolo; contiene inoltre i simboli che riguardano i cicli naturali e temporali, morte e rinascita, simboleggiati dalla ruota e dall’albero germogliante, anche qui accompagnati da un insieme di simboli isomorfi.(5)

LE  STRUTTURE-(6) Ogni regime è basato su un modo di sentire e vedere la realtà, porta a individuarne aspetti diversi e a mettere in relazione ogni aspetto della realtà con altri aspetti seguendo certi schemi che Durand chiama “stili strutturali” o strutture. Per strutture Durand intende quindi modalità sempre identiche di mettere in relazione e organizzare le immagini o i simboli. Sono proprio le strutture che ci svelano come è organizzato l’immaginario nei due regimi diurno e notturno, qual’è la sua intelaiatura ,com’è costruito internamente.Sono strutture a priori in senso kantiano, che non derivano dall’esperienza ma ci dicono come organizzarla,come collegare i dati.

Il regime diurno fa uso di strutture schizomorfe, che, ingigantite, si ritrovano anche nella modalità con cui lo schizofrenico ordina la realtà. Portano a un’analisi fredda e razionale della realtà che viene scissa e scomposta in tutte le sue parti, a un distacco ‘regale’ dal mondo, a una contrapposizione con la realtà che deve essere superata e dominata in un movimento ascendente e verticalizzante.E’ presente la violenza come strumento per sottrarsi alla femminilità che imprigiona e annichilisce; il pensiero è usato in opposizione alla “nera temporalità femminile” e diventa pensiero trascendente, geometrizzante; il tempo viene abolito, il pensiero si oppone al sentimento, il cervello si oppone all’istinto. (7)

Il regime notturno fa uso di strutture mistiche e di strutture sintetiche.

Le strutture mistiche sono caratterizzate dalla ripetizione e dalla fedeltà al tema, dalla viscosità e dall’intrinseca connessione dei contenuti, dalla risonanza intima, dal realismo sensoriale e dall’attenzione al piccolo dettaglio che rispecchia l’insieme. Le troviamo sia in ambito religioso e mistico che nella poesia e nell’arte in genere dove è in gioco la vita interiore.

Delle strutture mistiche fanno parte anche i simboli ciclici che cercano di addomesticare il tempo e di toglierli il carattere distruttore, di vincere il terrore dinanzi al tempo che fugge. Si passa dal dominio ciclico del divenire al riconoscere il suo ruolo genetico e progressivo .(8) Già misurando il tempo suddividendolo in anni e basando l’anno sul percorso circolare del sole, con un’immagine spaziale l’immaginazione domina la fluidità del tempo. Con l’istituzione e la ripetizione dei riti in date precise si attua la presa di possesso rassicurante del tempo, ogni rito segna il ricominciamento di un periodo temporale. La ruota zodiacale e la svastica sono simboli universali. Nel rifiorire annuale dell’albero si introduce l’idea della vittoria sul tempo, e se l’albero è secolare o sacro o unito a una pietra meteorica, il tempo su di esso non ha presa alcuna. Ma è con l’idea che il tempo prepari l’avvento di un messia o comunque di un’era migliore e di una trasformazione della realtà, che si trasforma il tempo da distruttore in costruttore e si fa del tempo un alleato.

Le strutture sintetiche (come le idee della ragione di Kant) ci spingono a cercare relazioni e rapporti tra le cose e fanno nascere così sia la magia che la scienza, sono alla base sia dell’astrobiologia che dell’astronomia, che cercano entrambe un ordine nell’universo.  Ma anche le filosofie della storia nascono dalle stesse strutture; mettono in relazione gli eventi presenti con gli eventi passati e futuri vedendo un ciclo che si ripete eternamente o un fine ultimo della storia. Devono trovare un nesso anche tra gli aspetti contrastanti e conflittuali della realtà, così come fanno anche l’arte e la musica, per cercare di trovare il senso delle cose dentro una visione unitaria.

UNIVERSALITA’ DELL’IMMAGINARIO- L’immaginario ” non è motivato dalle cose, ma da una maniera di caricare universalmente le cose di un secondo senso che sarebbe la cosa più universalmente divisa del mondo…in altre parole…esiste una realtà identica e universale dell’immaginario.” (9)

Durand passa poi ad analizzare  la funzione, il ruolo, lo scopo dell’immaginario, e qui nasce qualche perplessità. Dice Durand :”…abbiamo constatato che l’immaginario costituiva l’essenza dello spirito, cioè lo sforzo dell’essere per levare una speranza vivente contro il mondo oggettivo della morte.” (10)Ancora :” l’immaginario non solo si è manifestato come attività che trasforma il mondo, come immaginazione creatrice, ma sopratutto come trasformazione eufemistica del mondo, come intellectus santus, come ordinamento dell’essere agli ordini del meglio” e “non solo si vive e si muore per idee, ma la morte degli uomini è assolta dalle immagini.Così l’immaginario, ben lontano dall’essere vana passione, è azione eufemistica che trasforma il mondo secondo l’Uomo di Desiderio…”(11)

Niente di più convincente se pensiamo al mondo dell’arte, molto meno se pensiamo all’immaginario politico del 1900 e ai totalitarismi. Chissà cosa penserebbe Freud che, in quanto ebreo, si è salvato dal nazismo grazie alla sua fama ormai mondiale e ha visto però morire nei campi di concentramento alcuni suoi familiari.

Quando Durand parla delle strutture sintetiche, rifacendosi probabilmente alle idee della ragione di Kant, afferma che sono alla base delle visioni globali della realtà, quindi anche delle ideologie politiche. Kant aveva ragione a parlare di sintesi puramente cognitive perché cercava le basi razionali non delle ideologie ma della scienza intesa come conoscenza oggettiva e universalmente valida. Per costruire un sapere scientifico la ragione deve essere ‘pura’, dove pura significa che non è inficiata da componenti emotive che comprometterebbero l’oggettività dei risultati. Abbiamo visto che per Durand l’immaginario “trasforma il mondo secondo l’Uomo di Desiderio”, quindi le componenti emotive sono presenti e determinanti.

Ci chiediamo allora :” Com’è possibile che uno studioso di così alto livello non si renda conto che l’immaginazione ha spesso prodotto ‘cose inimmaginabili’ nel senso più deteriore del termine?”.

Per quanto riguarda la polemica con Sartre, che Durand accusa di non aver capito la funzione e l’essenza stessa dell’immaginario, crediamo che il vero motivo sia l’avversione di Sartre per lo strutturalismo. Che si tratti di strutture di parentela, linguistiche o socio-economiche, in quanto possono condizionare o determinare il comportamento umano, trovano in Sartre un nemico dichiarato ,deciso a difendere la libertà della coscienza, effettivamente non facile da concepire con lo strutturalismo. Lévi Strauss, spesso citato da Durand, ha affermato :”  Non ho mai avuto, e non ho tuttora, la percezione della mia identità personale.Vedo me stesso come il luogo in cui qualcosa accade, ma non c’é nessun <io>, né alcun <me>.Ognuno di noi è una sorta di crocicchio dove le cose accadono.Il crocicchio è assolutamente passivo…”(12)

Durand sembra vicino a questa posizione di Lévi Strauss e preferirla alla visione sartriana della libertà che gli sembra astratta e velleitaria.Si rifà spesso a Jung e al carattere aprioristico e universale degli archetipi, per sottolineare l’indipendenza dell’uomo rispetto all’ambiente. Non considera però che ,secondo Jung, ogni individuo deve differenziarsi dagli archetipi(13) e non semplicemente agirli e farsi guidare. Durand sembra dare più importanza al “contesto sociologico …che collabora al modellamento degli archetipi in simboli”(14) o al periodo storico piuttosto che all’individuo,perchè “in ogni fase storica l’immaginazione si trova presente per intero…” ci sono sia “archetipi tollerati dall’ambiente sociale, ma ugualmente fantasie avverse della rivolta dovute alla rimozione di questo o quel regime dell’immagine da parte dell’ambiente…è impossibile prevedere quando il regime privilegiato dell’ambiente sociale sarà sommerso dal regime rimosso.”(15)

Difficile dire quanto spazio resti ala libertà individuale.Probabilmente gli stessi archetipi, in quanto strade obbligate,sia pure spirituali, dello spirito umano, sono difficilmente accettabili per l’esistenzialismo di Sartre; forse le due posizioni potrebbero avvicinarsi  accettando il punto di vista di J.Hillman(16) quando afferma che il “Libro Rosso”, nel caso si dovesse salvare un solo testo di Jung, sarebbe il libro da scegliere, perchè racconta il vissuto di Jung ed è da lì che nasce la ricerca teorica; sembra suggerire che  la ricerca è sempre aperta, la teoria può cambiare, non ci sono strade obbligate dello spirito, definite una volta per sempre.(17)

Non possiamo non sentire il fascino dell’analisi di Durand che spazio nel mondo dell’arte,del mito, della religione e della scienza; per le ideologie politiche proveremo a vedere cosa ne pensa lo junghiano Luigi Zoia nel suo libro intitolato “Paranoia”.

 

 

 

Note- facciamo riferimento al libro di Gilbert Durand-Le strutture antropologiche dell’immaginario-Edizioni Dedalo-Bari 1972

1)In realtà Durand fa nascere gli archetipi da tre tendenze all’autorealizzazione scritte nella stessa struttura neurofisiologica umana che lui chiama dominanti : dominante di posizione, di nutrizione e copulativa o ritmica p. 50 Il regime diurno dell’immagine ha le sue basi nella dominante di posizione,il regime notturno nelle dominanti nutritiva e copulativa. E’ in queste “matrici senso-motorie che le immagini vanno naturalmente ad integrarsi” p.41

2) ivi  p.32   3) ivi p. 31   4) mettiamo in nota alcuni dei temi e dei simboli che Durand analizza, con riferimenti ai diversi ambiti del sapere, per mostrare la ricchezza della sua ricerca e per non appesantire troppo l’esposizione.   Fanno parte del regime diurno questi temi e simboli : Sole, Cristo come sol invictus, scala, luce, purezza, angeli, aquila, Dio Padre, spada, ambizione, oppressione, Ercole, Teseo, Prometeo, S.Giorgio, i Templari, i simboli di rinuncia alla carne come escissione, circoncisione, tonsura; acqua, aria e fuoco come simboli purificatori, la razionalità come analisi e scissione della realtà nelle sue componenti.

Fanno parte del regime notturno dell’immaginario : Forze vitali che si manifestano nel divenire del tempo e che si possono captare, cicli che fanno parte di un disegno eterno, i mezzi per esorcizzare il volto minaccioso del tempo (come la reincarnazione), la morte come rinascita, il desiderio di eternità, la notte come necessaria premessa dell’aurora, la caduta che diventa discesa nell’intimità, le dee materne al posto del grande sovrano, il mare come abisso materno e ritorno alle fonti, la musica come fusione di microcosmo e macrocosmo, i simboli dell’intimità come la casa in quanto simbolo del grembo materno, la cripta, la grotta, la volta, la coppa, il mandala come centro-cerchio-riposo nell’intimità autosufficiente e voluttà segreta dell’intimità, il Graal come coppa che da vita a chi beve il suo contenuto.

I simboli ciclici del divenire: ruota, ruota zodiacale e svastica, la luna e i cicli lunari, culti e cicli agrari, il serpente e l’uroboro, la croce, l’astrobiologia e l’astronomia, la musica, le filosofie della storia.

5)ivi p.48    6) ivi p. 53     7) ivi p. 179 e sgg.    8)ivi p.284-85      9)ivi p. 382      10)ivi p. 434            11) ivi p.434 ancora a p. 382  l’immaginario “non è motivato dalle cose,ma dalla maniera di caricare le cose di un secondo senso che sarebbe la cosa più universalmente valida del mondo…in altre parole…esiste una realtà identica e universale dell’immaginario” e  a proposito del mito ” a p. 394 ” ben lontano dall’essere un prodotto della storia, è il mito che vivifica con la sua corrente l’immaginazione storica e struttura le concezioni stesse della storia.”

12) C.Lévi Strauss- Mito e significato-Il Saggiatore -Milano 1980  p.16-17

13) Sonu Shamdasani-“il Libro rosso” di Jung -Bollati Boringhieri-Torino 2010 p. 208                   14)  Durand ivi p. 394         15) ivi p.395             16)J.Hillman,S.Shamdasani-Il lamento dei morti-Bolati Boringhieri-Torino 2015 -citato in “Epistemologia dopo il libro rosso” p.16

17) Si ripete lo scontro tra il romantico-idealista Hegel e il padre dell’esistenzialismo Kierkegaad; contro lo spirito assoluto di Hegel che è l’unico vero protagonista della storia e di cui il pensiero dei filosofi e di tutti gli individui non sono che una manifestazione, Kierkegaard difende la libertà individuale e considera valido solo il pensiero che ogni persona scopre nella sua esperienza personale; sulla sua tomba chiese venisse scritto “quel singolo” al posto del nome per indicare l’indipendeza della sua persona e del suo destino dal contesto familiare e sociale.