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In un libro con questo titola uscito nel 1933, quando in Russia c’era Stalin e in Germania trionfava Hitler, Reich fa un’analisi dei fattori che portano le masse ad aderire al totalitarismo.
La società patriarcale è fondamentalmente autoritaria,secondo Reich, e attraverso l’educazione anziché favorire inibisce lo sviluppo della libertà individuale. Le persone fin dall’infanzia vedono repressi tutti il loro bisogni e desideri,sia quelli relativi alla sfera sessuale ed emotiva sia quelli relativi alla libertà di pensiero,sono costretti a sottomettersi e ad obbedire all’autorità familiare, reprimendo la tendenza a ribellarsi e abituandosi a sentirsi sicuri solo sotto la tutela dell’autorità; l’interiorità e il mondo interno non prendono forma, non c’è spazio per i dubbi e i tentativi di dare risposte personali. La persona abituata in famiglia ad obbedire e ad aver paura della libertà cercherà nella società un’autorità, un capo a cui sottomettersi, è affascinata dalle figure autoritarie e vuole essere guidata da un leader forte. Si spiega così il successo di massa del fascismo e dei fenomeni che lo caratterizzano.
Le persone che hanno paura della libertà, che comunque in fondo desiderano, sono ambivalenti verso il capo, lo ammirano e ne sono affascinate ma insieme vorrebbero ribellarsi e lo odiano; questo odio, represso, non riuscendo a rivolgerlo contro il capo lo rivolgono contro i capri espiatori, come gli ebrei o le minoranze etniche o religiose, ma in particolare contro chi lotta per la libertà; infatti l’esistenza di queste persone ricorda loro, mette davanti ai loro occhi la possibilità di essere liberi, li fa sentire schiavi e questo aumenta il loro odio che viene riversato all’esterno sulle persone ‘libere’ che non devono esistere,devono sparire, vanno eliminate.
Si spiega così, oltre alla diffusione di personalità ‘normali’ di tipo ossessivo, caratterizzate dal controllo continuo su di sé e sugli altri, la facilità con cui i regimi autoritari trovano aguzzini che provano piacere a torturare i ribelli e a vedere lentamente affievolirsi la loro forza in carcere o sotto la tortura, fino alla resa finale con la morte o, ed è forse il risultato che preferiscono, con l’abiura alle loro idee e la sottomissione all’autorità, così il ribelle riconosce che la lotta contro l’autorità è un’errore e un’assurdità, non ha alcun senso.
Reich chiama “mistica” il sistema di idee immaginario che caratterizza i regimi autoritari di destra e di sinistra.Gli esempi che fa riguardano in gran parte il nazismo e il comunismo, ma preferiamo riportare come esempio l’ideologia imperiale giapponese,meno nota, così come Reich la trova descritta nel New York Times del 14 agosto 1942 da Otto D. Tolischus, che riassume un libro del giapponese Fuijsawa, professore di scienze politiche all’università imperiale :”Il Giappone, in quanto patria originaria della razza umana e della civiltà mondiale, sta combattendo una guerra santa per riunire l’umanità in una famiglia universale in cui ogni nazione occuperà il proprio posto sotto la divina sovranità dell’imperatore giapponese che è un diretto discendente della dea del sole “nell’assoluto centro vitale cosmico” dal quale sono uscite le nazioni e al quale devono tornare.” L’autore dell’articolo paragone le idee di Fuijsawa a quelle del “Mein Kampf” di Adolf Hitler.
E’ evidente come in questo sistema di idee all’individuo non resta che il posto di un semplice e umile strumento per dare il suo contributo all’azione divina di conquistare il mondo. Al posto dei bisogni e dei sentimenti individuali in ogni persona devono trovare posto, assieme a queste idee, i sentimenti e gli atteggiamenti corrispondenti che consentono di attuarle; sacrificio e dedizione totale alla causa, disponibilità a partecipare alla guerra e a dare la propria vita, identificazione totale con l’autorità (nazione e imperatore insieme),senso di onnipotenza nel far parte di un grande organismo. In nome della grandezza della nazione e della causa posso uccidere, conquistare nazioni e fare tutto ciò che è necessario per la grandezza de Giappone senza sentirmi colpevole. E’ evidente che questo sistema di idee, impadronendosi delle coscienze,stravolge completamente i sentimenti e le emozioni delle persone,che finiscono per agire in modo impersonale, arrivando a commettere i crimini più efferati senza alcun rimorso.
Reich chiama “mistica” questo immaginario per sottolinearne il carattere assolutamente irrazionale e la capacità di asservire le persone che, seguendolo, cercano di sottomettere la realtà a un sistema ideale inconsistente e assurdo. L’idea della superiorità della razza, condivisa dai nazisti e dai nazionalisti giapponesi,è assolutamente senza alcuna base storica e razionale, eppure guida il comportamento di masse intere, giustifica e spinge gli uomini alla guerra; allo stesso modo in Russia la fede cieca in Stalin e nel comunismo, che antepone ai diritti individuali i superiori interessi della causa,autorizza deportazioni, gulag,torture e l’uccisione di milioni di persone, insieme alla totale abolizione della libertà personale.
Si esiste solo in funzione di quelle idee e abbandonarle o tradirle è come perdere la fede,cadere nel nulla, perdersi, non avere più una visione della realtà e un’identità personale, che prima faceva tutt’uno, era fusa con la massa delle persone che condividevano le stesse idee.
Nel tentativo di trovare una strada per realizzare una società più giusta, ancora una volta ci si è persi nell’immaginario.
Le ricerche successive,pur allargando il campo di indagine, non smentiscono le analisi di Reich, ma le integrano indicando altri fattori che possono portare alla formazione di personalità e sistemi totalitari. Reich ha sicuramente avuto il merito di mettere in evidenza l’importanza dei fattori psicologici nella vita sociale; basta pensare che per la sinistra era impensabile, esulava completamente dal suo immaginario, l’idea che un operaio o il proletariato,rappresentante delle forze progressiste,anche se educato in modo autoritario, potesse mettere in atto comportamenti contrari alla libertà o creare un sistema totalitario, esattamente quello che è accaduto in tutti i regimi comunisti.
E’ evidente l’importanza del discorso di Reich che anticipa sia il problema del rapporto tra follia e società, sia la visione attuale che mette al centro degli interventi terapeutici il sistema di relazioni di cui l’individuo fa parte, intervenendo sulla famiglia,inserendo la persona in gruppi terapeutici, sportivi, musicali o di altro genere; vedendo nella relazione uno dei fattori terapeutici fondamentali.
(1)Wilhelm Reich-Psicologia di massa del fascismo-Oscar Mondadori-Milano-marzo 1977-p.113