Se paragoniamo Piazza della Signoria a Firenze con la chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, vediamo subito quali simboli ricorrono entro queste due culture così diverse.
La status di Cosimo primo a cavallo,fondatore del potere dei Medici,contiene già tutti i valori che sono tipici della cultura rinascimentale. Il sicuro dominio di un cavallo che scalpita,l’atteggiamento fiero con lo scettro in mano e la spada al fianco,il viso e lo sguardo che incutono rispetto e impongono distanza,la posizione alta su un piedistallo,ci rimandano nel loro insieme ai valori rinascimentali.
Amico di Marsilio Ficino, realmente Cosimo crede che la forza,sia fisica che spirituale,la determinazione ad affermarsi e ad imporsi sulla realtà, guidate da un’intelligenza lucida che sa disciplinare gli istinti usandone tutta la forza,consentano all’uomo di capire la realtà e imporsi su di essa. E’ l’umanesimo di Marsilio Ficino appunto,è l’idea di Machiavelli che l’uomo è padrone del proprio destino se sa lottare e avere fiducia in se stesso contrastando gli imprevisti della fortuna.
Le statue che riempiono la piazza non fanno che ripetere questi valori : Ercole con la sua forza punisce il malvagio Caco, Perseo esibisce la testa recisa della Medusa (ha vinto quindi il timor panico,l’orrore che il suo sguardo suscitava),Davide ha in mano la pietra che gli consente di sconfiggere il gigante Golia. Due leoni sono alla guardia della Loggia dei Lanzi e altri due sopra l’ingresso del palazzo della signoria ne sorvegliano l’entrata.
Una comunità per essere ordinata e forte ha bisogno di pochi e solidi valori che siano chiari,semplici e coerenti fra loro. I simboli che indicano questi valori sono anch’essi pochi e coerenti, ben connessi tra loro. La fiducia nell’uomo e nelle sue capacità,innanzitutto nella sua capacità di capire il mondo con la ragione, la certezza di conoscere i valori morali essenziali per la vita personale e sociale,la sicurezza di avere la forza per muoversi nella realtà e dominarla, vengono espressi dai simboli contenuti in queste statue. Il volto e lo sguardo di Cosimo non lasciano alcun dubbio sulla sua sicurezza e lucidità nel vedere la realtà,sul suo far riferimento a valori per lui certissimi che ritroviamo poi negli altri personaggi,tutti artefici di grandi imprese,che mostrano il valore dell’uomo e illustrano aspetti diversi delle sue virtù. Il gigantismo dei muscoli di Ercole sembra rimandare alla fiducia nell’enorme forza dell’uomo e alla sua capacità di dominare il mondo. Giuditta tiene in mano la testa di Oloferne, è l’eroina che ha liberato il suo popolo dall’assedio babilonese.
Se adesso entriamo nella chiesa napoletana del Gesù Nuovo,capolavoro del barocco, svanisce subito tutta questa chiarezza e linearità. Quel colore chiaro di palazzi e statue di Piazza della Signoria,che rimanda a una visione lucida e serena della realtà,lascia qui il posto a un tripudio di colori che si richiamano e confondono tra loro, rendendo difficile concentrarsi su un punto in particolare e spingendo lo sguardo a vagare continuamente alla ricerca di un centro che non si riesce a trovare.
Cinque cappelle per lato,ognuna ricca di statue,affreschi,sculture che rappresentano santi,episodi biblici,stemmi nobiliari,papi,episodi storici; forti chiaroscuri che si alternano con i colori dei marmi policromi dei pavimenti,delle colone e delle pareti e con il giallo oro degli stucchi dorati, riempiono sensi e mente del visitatore e nel loro alternarsi e nella loro molteplicità rendono difficile qualsiasi sintesi e qualsiasi visione d’insieme.
Forse astuzia dei Gesuiti che vogliono indicare un limite alla ragione e alla comprensione razionale,anche quando si fa teologia,mostrando che qualsiasi tentativo di capire il mistero supera di gran lunga ogni sforzo razionale,forse un salto nella libertà assoluta degli artisti,libertà in cui è facile perdersi; artisti che osano scompaginare l’universo ordinato dei simboli rinascimentali e della tradizione religiosa, si permettono,come nel collage moderno,di accostare simboli ad altri simboli senza che sia possibile trovare un nesso logico, o di far recitare a un simbolo una parte,di usarlo per fargli esprimere un significato completamente diverso da quello che aveva nella tradizione religiosa. Sul significato del leone in piazza della Signoria non c’è bisogno di grandi spiegazioni,si inserisce perfettamente nel contesto dei valori umanistici che abbiamo visto; qui il leone viene usato anche per indicare la forza della natura o degli istinti domati da Dio e può essere accostato ai simboli più diversi.
Al discorso chiaro che definisce i valori umani e il rapporto dell’uomo con Dio si sostituisce un’infinità di possibilità che non possono essere viste tutte e tanto meno sintetizzate in una visione d’insieme.
Soltanto nell’altare maggiore troviamo simboli diversi, che tra l’altro per essere capiti presuppongono precise conoscenze religiose, e non c’è nessun nesso logico che lega le figure se non la loro comune appartenenza alla tradizione religiosa.Al centro la Madonna, adagiata su un grande globo sorretto da angeli,tre colonne colorate da ogni lato,nella base tre bassorilievi in bronzo di cui uno raffigura l’ultima cena ripresa da Leonardo da Vinci e ancora otto medaglioni in bronzo con altrettanti busti di santi. Ai lati della Madonna i bassorilievi che raffigurano Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio, e sotto di essi le sculture di San Pietro e di San Paolo.
La stessa congerie di simboli che comprende angeli,santi,episodi della storia sacra, colori con una luce quasi abbagliante,bassorilievi ecc. la ritroviamo ripetuta più e più volte. Ad esempio nel Capellone di San Francesco Saverio troviamo tele che raffigurano San Francesco Saverio che trova il crocifisso in mare,il santo caricato dalle croci e il santo che battezza gli indiani, una Madonna del Rosario, cicli di affreschi di San Francesco Saverio,una scultura di Sant’Antonio e una di Sant’Agostino,un San Saverio in estasi,una tela con Sant’Anna e la Vergine bambina,San Giuseppe,San Gioacchino,San Francesco De Geronimo e San Ciro.. A sinistra dell’altare c’è una porta che da accesso all’oratorio di San Giuseppe Moscati con tante testimonianze della vita del santo.
Neanche conoscendo a fondo la vita di ognuno di questi santi,neanche se fossimo teologi esperti riusciremmo a vedere un discorso unitario in tanti simboli messi insieme.L’effetto è sempre quello di un sovraccarico di dati che rende impossibile ordinare il tutto in qualche modo. Togliendoci ogni volontà o speranza di capire ,il Barocco ci mette così in contatto col mistero,con i modi infiniti in cui tentiamo di pensarlo o di avvicinarlo,contattarlo in qualche modo,farcene un’immagine.
Il visitatore che,entrato nella chiesa deciso a capire il messaggio religioso che la chiesa vuole esprimere, dopo una o due ore in cui si trova a contatto con questo materiale,a cui bisogna aggiungere quello presente nei soffitti e nelle altre dodici cappelle, si trova in uno stato d’animo simile a quello espresso dal grande illuminista D.Diderot che,dopo una vita passato a fugare le tenebre con la luce della ragione, ebbe a dire :” Che cosa percepisco? Forme. E poi? Altre forme.Ignoro la cosa in sé.Camminiamo fra ombre,ombre noi stessi per gli altri e per noi…”. (1)
E forse torniamo a rimpiangere la luce del Rinascimento,tutta quella luce,quella chiarezza forse ormai impossibile da raggiungere.
(1)Citazione da “Elementi di fisiologia” contenuta in D.Diderot-Il nipote di Rameau- Garzanti 1988-prefazione di L.Binni)