La differenza tra simboli e metafore é impossibile da tracciare in modo netto e definitivo. Tuttavia è invalso giustamente l’uso di parlare di mondo simbolico per riferirsi a un insieme di simboli che caratterizzano una civiltà; ogni simbolo fa parte di un sistema e concorre a formare il modo in cui quel popolo ha dato senso e significato alla realtà e alla propria vita. Perciò è affascinante la dimensione simbolica,perché accostarsi ad essa ci permette di spaziare negli infiniti modi in cui l’uomo nel tempo ha dato senso alla realtà e ha vissuto la propria posizione nel mondo.(1)

In psicoanalisi il simbolo viene inteso come immagine che coglie uno degli aspetti fondamentali della realtà umana.Così il simbolo o i simboli che si riferiscono alla madre,che si tratti di divinità,di oggetti naturali o artistici,di fate o di streghe,nella loro varietà rappresentano i molteplici aspetti della figura materna. Sono legati dal riferirsi tutti all’idea della madre.

La metafora invece è sempre stata vista più legata alla poesia,(2)adatta a esprimere stati d’animo diversi così come li sente il poeta,senza necessariamente entrare a far parte di un sistema.Tuttavia se si prende in considerazione un romanzo o tutta l’opera di una scrittore, o opere monumentali come “la Divina Commedia”, l’insieme delle metafore sono certamente legate per esprimere nel loro insieme il mondo poetico o la visione del mondo dell’autore; e lì le differenze col simbolo sfumano.

Vediamo adesso come vanno le cose nei sogni. Prendiamo come esempio un sogno di un paziente di C.G.Jung riportato in “Psicologia e Religione”e ripreso dal freudiano E.Fromm in “Il Linguaggio Dimenticato”. E’ interessante vedere la diversa interpretazione che i due danno dei simboli presenti nel sogno.

Ecco una breve sintesi del sogno. Il protagonista è cattolico; con un amico protestante si avvicina a una chiesa cattolica passando da un teatro; l’amico dice :” non capisco perché gli uomini,quando hanno sentimenti religiosi,sentano il bisogno di unirsi in molti”, a lui il protagonista risponde :”questo tu come protestante non puoi capirlo”. C’è una donna che approva.

Sulla parete esterna della chiesa è affisso un proclama rivolto ai soldati che raccomanda “non discutete gli attributi del Signore…ciò che è grande è inesprimibile…”

Entrano nella chiesa che,senza sedili, sembra più una moschea,c’è tanto  spazio,nessuna immagine,solo alle pareti ci sono sentenze incorniciate,una dice :” non adulate il vostro benefattore “; la donna che prima aveva approvato ora piange ed esclama :”allora non rimane più nulla!”, al che il sognatore risponde :”Trovo che tutto questo è perfettamente giusto”. La donna sparisce.

I fedeli presenti nella chiesa pronunciano all’unisono ;”Il regno dei cieli è in noi” e il sognatore ripete la frase tre volte.Si ode una musica di Bach e un coro che canta e si sente una frase :”Tutto il resto è carta”.

Infine c’è la parte mondana della cerimonia. I presenti chiacchierano,si servono vino e bevande,si sente una musica jazz e un sacerdote spiega :”Questi divertimenti un pò futili sono ammessi…dobbiamo adattarci ai metodi americani…è inevitabile quando si ha da fare…con grandi masse…tuttavia differiamo dagli americani…per una profondissima tendenza antiascetica.”

Sensazione di grande sollievo al risveglio dal sogno.

Le interpretazioni del sogno di Jung e di Fromm differiscono profondamente.

Per Jung il protagonista,di fronte alla sofferenza causata dalla nevrosi,sente l’insufficienza della sua cultura razionalista e cerca aiuto nella religione della sua infanzia, non arriva però a un autentico vissuto religioso ma a un compromesso superficiale tra mondanità e religione.

Per Fromm invece nel protagonista è in atto un autentico processo di crescita personale imperniato sulla ribellione all’autorità,personificata dalla chiesa ufficiale, a cui lui contrappone una religione umanistica che porta alla realizzazione della libertà interiore e a un’autentica crescita personale.

Sia Jung che Fromm danno un’interpretazione simbolica del sogno. Al centro c’è il simbolo della chiesa,dove peraltro alla fine si svolge una festa con bevande e musica. Tutto ciò che accade nel sogno è legato a questo tema centrale.

Per Jung la chiesa rappresenta innanzitutto la ricerca,da parte del sognatore,di un contatto con i valori eterni espressi dalla religione,che possono consentire di dare un senso alla vita e che vanno aldilà di una comprensione puramente razionale. Nel sogno ci sono continue critiche al comportamento del sognatore che cerca di conciliare questa ricerca con la mondanità superficiale. Perciò il sogno inizia con una chiesa dove si svolgono funzioni serie e finisce con la festa nella stessa chiesa.

Per Fromm la chiesa ufficiale rappresenta l’autorità che fa dell’obbedienza la virtù fondamentale e le critiche nel sogno sono rivolte a questa chiesa ed esprimono il desiderio del sognatore di ribellarsi all’autorità e arrivare a un’autentica libertà spirituale.

Quindi le critiche di superficialità,presenti nel sogno anche nelle parole iniziali dell’amico, per Jung sono rivolte al sognatore,per Fromm invece sono rivolte alla chiesa ufficiale.

La donna per Jung rappresenta l’inconscio del sognatore che disapprova il compromesso superficiale tra mondanità e religione. La frase “Allora non rimane più nulla!” esprime la critica  alla superficialità della religione del sognatore.

Per Fromm la donna rappresenta invece la madre del sognatore che non accetta la ribellione del figlio perché sa che lo porterà a staccarsi

da lei; la sua frase esprime la paura di perdere il figlio.

Vediamo che entrambi gli interpreti,pur divergendo nell’intepretazione, danno un’interpretazione simbolica del sogno. Infatti sia la ricerca di valori eterni ai quali si accede per vie non soltanto razionali, sia il tema dell’autorità e della ricerca della libertà,sia  il rapporto con la figura materna o con la parte inconscia della personalità,sono tutti temi universali, validi per ogni uomo in ogni epoca; colgono, come sempre i simboli in psicoanalisi,problemi che sempre e comunque sono presenti nella vita umana.

(1)Come esempio di simbolo possiamo prendere l’aquila,usata sia in contesti militari e politici,sia in contesti spirituali,rappresentando rispettivamente la forza e il potere, con tutte le possibili varianti, nel primo caso, e la capacità di volare alto e avere un pensiero forte che abbraccia la realtà intera,nel secondo caso, anche qui con tutte le possibili varianti.

(2) Tra le metafore più famose c’è ” la selva oscura” di cui parla Dante all’inizio della ‘Divina Commedia’ :” Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita…”.Come si vede anche da questo esempio,caratteristica della metafora,che ha in comune con il simbolo, è la possibilità di infinite interpretazioni, che si rinnovano sempre, anche per la stessa persona che la rilegge a distanza di tempo.Sono entrambe immagini che,come dice Kant,suscitano un libero gioco tra intelletto e immaginazione, gioco che consiste nella ricerca,da parte dell’intelletto,di sempre diversi significati dell’immagine, tornando più e più volte a soffermarsi su di essa. E’ una ricerca che non ha mai termine. (E:Kant-Critica del giudizio-§ 30).