Se prendiamo in considerazione due testi “La malattia mortale” di S.Kierkegaard e “Risposta a Giobbe” di C.G.Jung  ci troviamo di fronte a due modi diversi di rapportarsi al sacro e di vivere il rapporto con Dio. L’immagine di Dio è avvolta nel mistero per Kierkegaard,la sua volontà è imprescrutabile;  Dio può comandare cose che contrastano con i principi etici più fondamentali,come quando Dio ordina ad Abramo di uccidere il proprio figlio.Parte essenziale del cristianesimo è il non poter essere capito,la fede è scandalo,paradosso.L’atteggiamento dell’uomo verso Dio è quello di chi ne sente la potenza e prova timore e tremore.Siamo avvolti da un mistero angoscioso e l’angoscia è lo stato normale per l’uomo;tra l’uomo e Dio c’è un abisso.Neanche una condotta rigorosamente fedele  ai precetti divini e un costante rigoroso esame di coscienza possono toglierci l’angoscia.Questo accade nella realtà,ma accade alla coscienza ingenua che non vede il carattere scandaloso della fede e immagina di poter capire il volere e il pensiero di Dio mettendosi ingenuamente al suo stesso livello.

Bastano queste poche righe di “Risposta a Giobbe  per farci capire la posizione di Jung :”Quanto più appare desiderabile un effettivo rapporto di fiducia fra Dio e uomo,tanto più colpisce la brama di vendetta e l’irriconciliabilità di Yahwèh nei confronti delle sue creature….Ciò è qualcosa che oggi riesce insopportabile..” p.410 Jung condanna Dio onnipotente che manda suo figlio a morire tra mille tormenti e che fa soffrire inutilmente Giobbe per metterlo alla prova ben sapendo nella sua onniscienza che Giobbe gli era fedele. Si vede subito un rifiuto di ogni atteggiamento di sottomissione incondizionata e una sicura convinzione che con la ragione possiamo capire che cosa è giusto davvero e addirittura individuare gli errori di Dio. Il rapporto “giusto” che deve esserci tra l’uomo e Dio è quindi un rapporto di “fiducia”,dove esiste dialogo,possibilità di chiedere aiuto e vicinanza interiore che tolgono l’uomo dalla solitudine.

Jung definisce “insopportabile” il comportamento di Dio padre che manda a morire tra mille tormenti  il prorprio figlio mentre poteva perdonare l’umanità senza bisogno di un sacrificio umano.Cieca la chiesa cristiana e la teologia tuta che si è sempre rifiutata di vedere l’aspetto crudele e vendicativo di Dio ostinandosi a definirlo”Sommo bene”.

Se Jung usa l’ironia parlando dell’atteggiamento irresponsabile di Dio verso le sue creature,l’ironia si fa più sferzante quando parla dell’Apocalisse di Giovanni,dove Cristo  “si comporta come un boss di cattivo umore  e conscio del suo potere..”(p.415) e “la vendemmia” del figlio dell’uomo porta a “un bagno di sangue di cui non si è mai visto l’uguale..”(p.426) Non stupisce che alcuni teologi abbiano sentito profanato il loro territorio.

Ci si può chiedere perchè Jung senta il bisogno di ironizzare sul terrore che l’Apocalisse tende a generare nei lettori.E’ evidente il desiderio di liberarsi da un atteggiamento di totale sottomissione e,sopratutto,di indegnità e di assoluto disvalore dell’uomo che caratterizza un certo modo di vivere il sacro e che annienta anziché valorizzare la dignità umana. Sembra il passaggio dal medioevo al rinascimento che mette l’uomo al centro dell’universo,con una dignità superiore anche a quella degli angeli (così M.Ficino “Orazione sulla dignità dell’uomo”).

Difficile pronunciarsi sull’argomentazione ‘teologica’ di Jung ; la superiorità morale di Giobbe rispetto a Dio  fa si che Dio,secondo Jung, si incarni nell’uomo con la nascita di Cristo,divenendo un Dio d’amore.Anche qui però sembra che Dio sbagli ancora.Cristo è un dio assolutamente buono e il lato oscuro della divinità viene così negato ma non può certo sparire.Infatti riappare nell’Apocalisse di Giovanni,scritta dopo la morte di Cristo,dove Giovanni mentre prescrive l’amore universale per il prossimo “non riesce mai a saziarsi di fantasie truculente” (p.426)e dove “gli avvenimenti paurosi continuano a succedersi l’un l’altro” fino all’arrivo dell’Anticristo.

Anche i seguaci di Jung hanno dato interpretazini diverse di di un testo così complesso. E’ certo che Jung ritiene che Giovanni abbia visto giusto; la stessa compresenza di bene e male che lui vede in Dio c’è anche nell’uomo,e la storia,non esclusa certo la più recente con le due guerre mondiali,lo dimostra chiaramente.Inoltre la potenza distruttiva in mano all’uomo è aumentata enormemente con le armi chimiche e atomiche.Solo la cansapevolezza del lato oscuro nella natura umana può portare a integrarla e a salvare così l’umanità dalla catastrofe di una distruzione totale che è certa se si dissocia e nega la parte oscura  che poi irrompe nella realtà con comportamenti distruttivi,proprio come irrompevano le fantasie truculente e distruttive nella mente di Giovanni.

Sicuramente i teologi e ogni credente continueranno ad arrovellarsi di fronte al problema del male; già S.Agostino nel 400 dopo Cristo ha cercato di dare una risposta; la contraddizione tra l’onnipotenza e l’onniscienza divina da un lato con la presenza del male nel mondo che colpisce buoni e cattivi,e forse più spesso i buoni come Giobbe,sembra insolubile.Nella risposta di Jung c’è almeno la speranza che possiamo invertire il corso degli eventi preannunciati dall’Apocalisse se sappiamo combattere l’inconsapevolezza collettiva e usare responsabilmente la nostra libertà.

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